LA VERA STORIA DEL GATTO CON GLI STIVALI
Favola originale del gatto con gli stivali nella versione di Charles Perrault
C’era una volta in un paese lontano
un povero vecchio mugnaio.
L'uomo aveva tre figli e per farli
crescere aveva ormai speso tutti i suoi risparmi.
I suoi unici beni erano un vecchio mulino, un asino ed un gatto
grigio.
Il mugnaio era molto vecchio ed un
giorno, sentendosi ormai vicino alla morte, radunò i suoi tre ragazzi e disse:
"Miei cari, voglio dividere
tra di voi i miei averi.
A te, che sei
il più grande, lascio il mulino.
A te invece
lascio l'asino ed a te, che sei il più piccolo, lascio il mio amato gatto."
Pochi giorni dopo il mugnaio morì.
Il giovane che aveva avuto in
eredità il gatto non era per nulla soddisfatto.
"Non è giusto" si
lamentava "i miei fratelli possono mettersi d'accordo, lavorare e guadagnarsi da vivere con il mulino e l'asino, ma
io che cosa ci faccio con un gatto?
Potrei solo mangiarmelo e poi
cucirmi un bel manicotto con il suo pelo per scaldarmi le mani d'inverno!"
Ascoltando quelle parole, subito il gatto
drizzò le orecchie e, molto preoccupato di finire davvero arrostito, decise di intervenire in aiuto del suo nuovo
padrone.
"Non disperarti così,
padrone mio!" disse con un sorriso furbo. "Fidati di me, troveremo un modo per sopravvivere!
Prima di tutto
devi procurarmi subito un paio di stivali di cuoio, un cappello con
la piuma ed un sacco di tela robusta."
Il giovane era un po' stupito,
perchè proprio non riusciva ad immaginare che cosa avrebbe potuto fare un gatto con un cappello, un sacco di tela ed un
paio di stivali.
Alla fine però, pensando che in
fondo non aveva nulla da perdere, decise di accontentarlo e, con i pochi risparmi che possedeva, procurò al gatto
tutto ciò che gli aveva chiesto.
Così, dopo aver indossato gli
stivali ed un bel cappello rosso, il gatto salutò il suo padrone e si diresse nel bosco.
Qui catturò un grande coniglio
selvatico, lo infilò nel sacco di tela e si incamminò tutto allegro verso il
palazzo del re.
"Voglio essere ricevuto dal
re in persona!" disse il gatto con gli stivali
alle guardie che lo accolsero stupite all'ingresso, ma lo fecero entrare.
"Che cosa desideri?" chiese
il re, incuriosito, trattenendosi a stento dal ridere per il buffo abbigliamento dell'animale.
"Devo consegnarvi un dono da
parte del marchese di Carabas, il mio padrone"
rispose il gatto con un solenne
inchino.
"Anche se non lo
conosco" disse il re, che era ghiottissimo di selvaggina,
"ringrazia molto il tuo padrone da parte mia!"
Nei mesi seguenti il gatto continuò
a portare a palazzo diversi doni provenienti da tutte le terre del marchese di
Carabas ed il re era sempre più curioso di scoprire chi fosse mai questo
misterioso e generoso marchese.
Un giorno, durante una delle sue
visite, il gatto udì che il re e sua figlia, la mattina seguente avrebbero
fatto una passeggiata in carrozza lungo il fiume.
"Domani vai al fiume e fai
un bagno nel punto che ti indicherò" disse il gatto al suo padrone
"fidati di me e presto diventerai molto ricco."
Il ragazzo seguì le sue istruzioni,
si immerse nell'acqua ed ecco arrivare la carrozza del re.
Il gatto corse gridando:
"Aiuto! Aiuto!
Hanno derubato il mio padrone, il marchese di Carabas! Lo hanno spogliato e gettato nel fiume. Vi prego, aiutatemi a
salvarlo perchè non sa nuotare!"
Il re a quelle grida riconobbe
immediatamente il simpatico gatto con gli stivali che aveva portato tanti doni a corte.
Fece fermare la carrozza, ordinò
alle guardie di soccorrere il marchese di Carabas, lo fece
vestire con un elegante abito nuovo ed invitò il ragazzo, che ora sembrava
proprio un gentiluomo, a salire sulla carrozza.
Mentre la carrozza avanzava
lentamente lungo la strada, il gatto cominciò a correre avanti, precedendola.
Arrivò in un campo dove i contadini
stavano mietendo il grano e con aria minacciosa
gridò:
"Quando passerà di qui la
carrozza del re, dite che queste terre appartengono tutte al marchese di Carabas, altrimenti ve ne
pentirete!"
Così, quando la carrozza si
avvicinò, il re chiese di chi fossero quelle terre e quei campi coltivati.
"Ma come sire, non lo
sapete? Appartengono tutte al marchese di Carabas!" risposero in
coro i contadini.
Il gatto con gli
stivali sapeva perfettamente che in realtà tutti quei terreni appartenevano ad un orco, famoso per la sua
magia, che abitava in un castello da quelle parti.
Correndo all'impazzata per arrivare
prima del re, il gatto giunse davanti al castello ed entrò dalla porta principale
con passo deciso.
"C'è nessuno qui?" gridò
con fare impertinente.
Finalmente arrivò l’orco padrone, un
omone gigantesco, con gli occhi cattivi che con una voce minacciosa chiese:
"Come ti permetti di entrare
nel mio castello senza essere invitato?"
"Signor orco, ho sentito
dire cose incredibili sui vostri poteri magici ...ho sentito che potete trasformarvi
in qualunque animale! Vorrei proprio vedere se è vero!" rispose
il gatto.
L'orco, irritato che qualcuno osasse
mettere in dubbio i suoi poteri magici, si trasformò in un grosso leone.
Il gatto, che era un furbacchione,
disse:
"E
riuscireste a trasformarvi anche in un animale molto piccolo?"
L'orco diventò un topolino ed
il gatto, velocissimo, allungò una zampa e lo divorò in un sol boccone!
Allora si precipitò alla porta
principale e, non appena la carrozza giunse davanti all'ingresso, gridò:
"Benvenuto nel magnifico
castello del mio signore, il marchese di Carabas!
Vi prego, entrate."
Il re non riusciva a credere ai suoi
occhi!
E neppure il giovane, che era ancora
più sbalordito, ma si fece coraggio e invitò subito il sovrano e la principessa
a visitare insieme il castello.
La giovane fanciulla guardava con
occhi sempre più innamorati quel giovane bello e dai modi gentili che accompagnava
il re suo padre.
Entrando, si resero conto che il
castello era davvero splendido.
C'erano moltissime sale, lunghi corridoi e si sarebbero sicuramente
smarriti se non ci fosse stato il gatto che, sicuro di sè, con i suoi
stivali, faceva da guida.
Dopo averli condotti nei saloni più
sontuosi, si fermò in uno davvero immenso, con una tavola imbandita
di mille piatti prelibati.
Il banchetto era già stato
preparato dall'orco che aveva intenzione di invitare alcuni suoi amici orchi quella sera ...ma ormai il gatto
con gli stivali, con il suo piano perfetto ed astuto, aveva rovinato
proprio tutto!
"Che splendida tavola! E che
ricchezza di piatti avete fatto cucinare: selvaggina, dolci di ogni tipo, vino
delle qualità più pregiate! Siete davvero generoso!", esclamò il re.
Si sedettero insieme, mangiarono e
riuscirono a bere tutto il vino rosso e bianco; anche il gatto, con tutto quel
correre, aveva un tremendo appetito.
Il re intanto si accorse degli
sguardi dolci che sua figlia gettava al giovane marchese e di quanto il giovane
marchese fosse incantato dalla bellezza della principessa.
Durante il banchetto decise che quel
giovane ricco e gentile poteva essere degno di sua figlia, che fino ad ora non
si era mai interessata a nessuno dei numerosi prìncipi venuti da lontano per
chiedere di sposarsi con lei.
"Caro marchese, vedo che mia
figlia vi guarda in modo davvero speciale" esclamò il re ad un tratto
"Se l'intuito non mi inganna, mi pare che anche voi l'amiate molto.
Sarei felice di vederla vostra sposa
e di festeggiare presto le nozze."
Il gatto con gli stivali,
soddisfatto, sorrideva sotto il cappello.
Il suo padrone non ci pensò nemmeno
un minuto.
"Maestà, non potevate farmi
un regalo più bello!
Sono davvero onorato di sposare
vostra figlia, mi sono innamorato di
lei appena l'ho vista nella vostra carrozza",
rispose.
Alla
principessa brillavano gli occhi dalla gioia e la data delle nozze fu
fissata per il giorno dopo.
Il matrimonio venne celebrato
nel palazzo del re e tutte le famiglie più importanti del regno erano
presenti.
Vennero organizzati ricchi banchetti
e festeggiamenti in tutte le piazze del
reame, perchè anche il popolo potesse partecipare alla gioia di
quel momento.
Per tre giorni e tre
notti il paese fu in festa e si sentivano canti di gioia che auguravano agli sposi una lunga vita insieme,
piena di felicità.
Così il povero figlio del mugnaio
divenne un principe ricchissimo e molto amato da tutti i suoi sudditi.
Il gatto con gli stivali, che
gli aveva procurato tanta fortuna, fu sempre trattato da gran signore, non ebbe più bisogno di procurarsi
il cibo nei boschi e divenne il consigliere personale del re.
Di tanto in tanto dava ancora la
caccia a qualche topo, ma lo faceva solo per divertimento!
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