La vera storia di Pollicino
La favola di Pollicino nella versione dei fratelli Grimm
Disse: "Com'è triste non aver bambini! E' cosi silenziosa casa nostra! E dagli altri c'è tanto baccano e tanta allegria!"
"Si," rispose la donna sospirando, "anche se fosse uno solo, sia pur piccolissimo, non più grosso di un pollice, sarei già contenta; e gli vorremmo un gran bene".
Dissero: "E' quale ce lo siamo augurato e sarà il nostro caro figlioletto."
Un giorno il contadino si preparava ad andar nel bosco a tagliar legna; e mormorò:
"Se ci fosse qualcuno che venisse a prendermi col carro!"
"Oh babbo," esclamò Pollicino, "verrò io! Fidatevi; arriverò nel bosco a tempo debito."
L'uomo si mise a ridere e disse:
"Com'è possibile? Sei troppo piccolo per guidare il cavallo con le redini."
- "Non fa niente, babbo; se la mamma vuol attaccarlo, io mi metto nell'orecchio del cavallo e gli dico dove deve andare."
"Beh", rispose il contadino, "proviamo, per una volta."
Quando giunse l'ora, la madre
attaccò e mise Pollicino nell'orecchio del cavallo, e il piccolo gli
gridava dove doveva andare:
"Uh e oh! giò e arri!"
"Gran Dio!" disse l'uno: "che è mai questo? c'è un carro, e guida il cavallo un carrettiere invisibile. "
"C'è qualcosa che non va", disse l'altro, "seguiamo il carro e vediamo dove si ferma."
Quando Pollicino vide suo padre, gli gridò:
"Eccomi, babbo, sono qui col carro; tirami giù!"
L'uno tirò l'altro in disparte e gli
disse:
"Senti, quel cosino potrebbe essere la nostra fortuna, se lo faremo
vedere, a pagamento,in una gran città: compriamolo!"
Si avvicinarono al contadino e dissero:
- "Vendeteci l'omino, lo tratteremo bene."
"No" rispose "è la radice del mio cuore, non lo venderei per tutto l'oro del mondo."
Ma Pollicino, sentendo della proposta, gli si era arrampicato su per le pieghe del vestito; si mise sulla sua spalla, e gli sussurrò all'orecchio:
"Babbo, vendimi pure, tanto tornerò."
"Dove vuoi metterti?" gli chiesero.
- "Mettetemi sulla tesa del cappello così posso andar su e giù e guardarmi attorno senza rischio di cadere."
Camminarono fino al crepuscolo; allora il piccino disse: "Tiratemi giù, ne ho bisogno."
"Rimani pure lì." disse l'uomo che lo portava sulla testa; "Non importa; anche gli uccelli ogni tanto lasciano cadere qualcosa."
"No" disse Pollicino, "so quel che si conviene; tiratemi giù, presto!"
"Buona sera, signori! andatevene pure senza di me!" gridò loro, beffeggiandoli.
"Grazie al cielo", pensò, "Posso pernottare al sicuro", e ci entrò.
Poco dopo, mentre stava per addormentarsi, senti passare due uomini, uno dei quali diceva:
"Come faremo a pigliarci l'oro e argento del ricco parroco?"
"Potrei dirtelo io" gridò a un tratto Pollicino.
"Cos'è stato?" esclamò atterrito uno dei ladri. "Ho sentito parlare."
Si fermarono in ascolto e Pollicino tornò a dire:
- "Portatemi con voi, vi aiuterò."
- "Dove sei?"
- "Cercate in terra e ascoltate donde viene la voce." rispose.
"Tu aiutarci, vermiciattolo! " dissero.
"Guardate!", egli rispose, "Entro
dall'inferriata nella camera del parroco e vi sporgo quel
che volete."
"Beh," dissero, "vedremo cosa sai fare."
Quando arrivarono alla parrocchia, Pollicino s'insinuò nella camera, ma gridò subito a squarciagola:
"Volete tutto quel che c'è qui dentro?"
I ladri dissero, spaventati:
"Parla piano, non svegliar nessuno!"
Ma Pollicino finse di non aver capito e gridò ancora:
"Cosa volete? Volete tutto quel che c'è?"
Finalmente ripresero coraggio e pensarono:
"Quel cosettino vuol canzonarci".
Tornarono e gli sussurrarono:
"Adesso fai sul serio e dacci qualcosa."
E di nuovo Pollicino gridò a squarciagola:
"Vi darò tutto, porgete soltanto le mani."
Ma lo aspettavano ben altre esperienze!
"Dio mio!" gridò: "Come ho fatto a cader nella gualchiera!" ma vide subito dove si trovava.
"Nello stanzino ha dimenticato
le finestre",
disse, "E non ci entra il sole, né ci portano
un lume."
Alla fine, spaventato, gridò con quanto fiato aveva in gola:
"Non portatemi più fieno! non portatemi più fieno!"
Si precipitò dal padrone, gridando:
"Dio mio, reverendo, la mucca ha parlato!"
"Sei impazzita!" rispose il parroco.
Ma vi aveva appena messo piede, che Pollicino gridò di nuovo:
"Non portatemi più fieno! Non portatemi più fieno!"
"Forse il lupo mi darà retta", pensò e gli gridò dalla pancia: "Caro lupo, io so dove puoi trovare un cibo squisito."
"Dove?" chiese il lupo.
- "In una casa così e così: devi introdurti nel doccione troverai focaccia, lardo e salsiccia a volontà."
Il lupo non se lo fece dire due vuole!
"Vuoi star zitto?" disse il lupo, "Svegli i padroni!"
Come rispose il piccino: "Tu ti sei rimpinzato, e anch'io voglio spassarmela."
"Stammi dietro." disse l'uomo, mentre entravano nella stanza, "Se non l'uccido al primo colpo, dàgli addosso e fallo a pezzi."
Udendo la voce di suo padre, Pollicino gridò:
"Caro babbo, son qui, son nella pancia del lupo!"
Il padre disse, pieno di gioia: "Dio sia lodato, abbiamo ritrovato il nostro caro bambino."
"Ah!" disse il padre, "Quale cruccio abbiamo per te!"
- "Si babbo, ho girato il mondo in lungo e in largo! Grazie a Dio, respiro di nuovo aria buona!"
- "Ma dove sei stato?"
- "Ah, babbo, sono stato in una tana di sorcio, nel ventre di una mucca e nella pancia di un lupo: adesso rimango con voi."
"E non ti vendiamo più, per tutto l'oro del mondo!" dissero i genitori, baciando e abbracciando il loro caro Pollicino.
Nessun commento:
Posta un commento